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Categories: Interviste

Katia Molinaro: “Così si cura la balbuzie nei bambini”

La balbuzie è un disturbo della parola abbastanza diffuso, che può comparire nell’infanzia, in età scolare, durante l’adolescenza o in qualunque momento della vita. Ma la domanda più frequente è: dalla balbuzie è possibile guarire? Quando i genitori si accorgono del disturbo di disfluenza nel loro bambino, insorgono spesso ansia e paura che il piccolo possa avere per sempre problemi nell’eloquio. Ne abbiamo parlato con Katia Molinaro, logopedista per bambini e adulti che nella sua carriera ha curato diversi balbuzienti.

Che cosa si intende per balbuzie?
La balbuzie è una difficoltà nell’eloquio, nel quale la fluidità viene interrotta da movimenti e ripetizioni involontarie, come prolungamenti di suoni, di sillabe, di parole, di intere frasi, o da veri e propri blocchi a causa dei quali il balbuziente non riesce a emettere suoni. Si parla tecnicamente di disfluenze verbali.

Quanti tipi di balbuzie esistono?
Ne esistono 3 tipi: tonica, clonica e tonico-clonica. Siamo di fronte al primo caso quando nel balbuziente c’è la ripetizione di una sillaba o di una parola, questo solitamente avviene nell’attacco della frase che si vuole pronunciare; siamo di fronte al secondo caso quando invece il paziente si blocca mentre parla; nel terzo i primi 2 sono associati. Alla base di qualunque tipo di balbuzie c’è sempre e comunque un’incoordinazione pneumo-fono-articolatoria.

Nei bambini la balbuzie a che età può manifestarsi?
Spesso molti bambini iniziano a balbettare verso i 2 anni a causa della voglia e della fretta di parlare, in questi casi si tratta di una balbuzie transitoria, quindi mi limito a tranquillizzare i genitori. Se invece il problema persiste o compare verso i 4-5 anni è necessario intervenire. A parer mio l’età migliore per iniziare una terapia mirata è 6-7 anni, quando cioè il bambino inizia a seguire la seduta interagendo.

Quali possono essere le cause dell’insorgere della balbuzie nei bambini?
Si può trattare di familiarità (caratteri familiari del papà o della mamma), di imitazione verso un genitore balbuziente o anche di un disagio emotivo che inibisce la comunicazione. Spesso anche in età adulta possono verificarsi casi di balbuzie emotiva transitoria in periodi di particolare stress o tensione, lo stesso può avvenire nei bambini, per questo è importante che i genitori non siano causa di ansie nel piccolo.

Lei come interviene praticamente in casi di balbuzie?
Nel corso della seduta insegno delle tecniche di respirazione diaframmatica il cui obiettivo finale è quello di ritrovare l’accordo pneumo-fonico; questo tipo di respirazione lavora inoltre sul rilassamento muscolare e sulla percezione del proprio corpo. In una fase ultima della seduta si lavora con il paziente sulla parte comunicativo-verbale. Se si tratta di balbuzie emotiva consiglio un approccio multiprofessionale, nel quale alla terapia logopedica si affianchino anche sedute psicologiche.

Farsi seguire dal bambino durante una seduta non deve essere facile: può rivelarci qualche trucco del mestiere?
Con i bambini di solito cerco di inserire dei piccoli giochi all’interno della seduta, ad esempio per farli rilassare uso la tecnica della “bambola di pezza”: vado dal bambino gli alzo braccia, gambe, mani e piedi e lui deve lasciarli cadere giù come fosse una bambolina; oppure per verificare che svolga correttamente la respirazione diaframmatica metto una pallina sul torace, se la respirazione è corretta la pallina sale e scende dal torace all’addome e viceversa. Infine uso dei disegni per spiegargli come funziona la respirazione nei bambini.

Secondo la sua personale esperienza dunque è possibile la risoluzione della balbuzie?
Assolutamente. Nella mia esperienza professionale mi sono trovata di fronte a diversi casi di balbuzie e i risultati sono stati ottimi, c’è stata la totale risoluzione del problema nell’80 per cento dei pazienti.

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