La ricerca ha finalmente trovato il responsabile dell’ictus: prevenirlo sarà più semplice ora che è stato individuato l’enzima che ostruisce la carotide dando via a tutto.
Un gruppo di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, coordinati dal direttore della Prima Clinica Medica del Policlinico Umberto I di Roma Francesco Violi, ha effettuato un’incredibile scoperta relativa all’ictus e, nello specifico, alle sue cause scatenanti. A quanto pare gli studiosi hanno identificato l’enzima Nox2, il quale favorisce l’arteriosclerosi e la conseguente occlusione dell’arteria carotide. Quest’ultima è la principale arteria del corpo umano visto che ha il compito di portare il sangue al cervello. Quando tale processo viene ostacolato da un blocco, qualunque sia la sua natura, può sopraggiungere improvvisamente l’ictus (LEGGI ANCHE: CESARE BOCCI E L’ICTUS POST PARTO VINTO DALLA MOGLIE: UN PERICOLO PER MOLTE DONNE).
Atherosclerosis Thrombosis Vascular Biology, ovvero la rivista scientifica ufficiale dell’American Heart Association, ha pubblicato immediatamente la ricerca italiana (la prima in assoluto in questo ambito) rendendola consultabile on-line in ogni suo dettaglio. L’enzima Nox2 si trova nei globuli bianchi e svolge una funzione battericida, sebbene studi recenti lo collochino anche nelle arterie. Quando viene a mancare, le arterie tendono a dilatarsi di più e la carotide risulta meno spessa rispetto a quella dei soggetti sani. La ricerca ha analizzato un gruppo di pazienti caratterizzati da carenza ereditaria di Nox2, per poi passare ad esaminare soggetti affetti dalla malattia granulomatosa cronica con deficit completo.
Il risultato è stato chiaro: l’enzima oggetto dello studio favorisce l’ispessimento della carotide, ne provoca l’occlusione e ha buone possibilità di sfociare in un ictus. Al contrario, tenerlo sotto controllo equivarrebbe ad abbattere le statistiche che pongono l’ictus come principale causa di morte in Italia. Un farmaco già sperimentato sulla animali riduce la placca arteriosclerotica della carotide del 30 per cento, segnando un importante successo. Il professor Violi, dopo aver ringraziato le famiglie che si sono sottoposte alle sue indagini e tutti i finanziatori che hanno permesso lo sviluppo della ricerca, si è detto fiducioso per il prosieguo dei lavori: serve una sperimentazione umana affinché l’enzima killer appena individuato possa essere fermato definitivamente. A quel punto non potrebbe esistere una prevenzione migliore.
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