La fragile vita di Charlie Gard ha tirato in ballo i più importanti esponenti mondiali: il Papa, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, l’ospedale Bambin Gesu di Roma, la Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo, il Great Ormond Street Hospital nel quale è ricoverato il piccolo e ovviamente i genitori Connie Yates e Chris Gard. Tra chi è propenso a staccare la spina che lo tiene in vita e chi invece vuole provare nuove strade, il 10 luglio potrebbe rappresentare il giorno della verità: il giudice Nicholas Francis (lo stesso che aveva già deciso di condurre Charlie ad una dolce morte) dovrà deliberare in merito alla possibilità di sottoporre il piccolo ad un protocollo sperimentale che, a quanto pare, ha il 10 per cento di possibilità di riuscita. Charlie in ogni caso non può certo guarire, tuttavia potrebbe migliorare. Mamma Connie ha affermato che ci sono 7 esperti dalla loro parte, provenienti dall’Italia, dall’America e da altri Paesi. Il direttore dell’ospedale Bambin Gesù di Roma Mariella Enoc, che aveva offerto ospitalità al piccolo paziente, ha espresso il proprio parere: ciò che emerge è un’ode alla ricerca e tanto realismo per una situazione complessa come quella di Charlie. Difficile sperare nel miracolo ma forse è doveroso provare ad offrire ogni chance al bimbo.
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