Dipendente dal gioco a causa di un farmaco: effetto collaterale shock

Un uomo di 70 anni è diventato dipendente dal gioco dopo aver preso un farmaco contro il Parkinson: un effetto collaterale che nessuno credeva possibile.

Il signor Paolo voleva semplicemente rallentare i sintomi del morbo di Parkinson e per questo ha cominciato ad assumere il Mirapexin, un farmaco mirato che avrebbe dovuto aiutarlo. L’effetto collaterale che ha cominciato a manifestarsi, tuttavia, ha reso la situazione molto più grave di quanto potesse sembrare in principio. L’uomo ha cominciato a sentirsi attratto da qualsiasi tipo di gioco, bruciando improvvisamente oltre 300.000 euro tra slot-machine e gratta e vinci. Il quotidiano Il Tirreno ha preso gli atti del tribunale ed ha chiarito la curiosa vicenda.

Il settantenne è diventato un malato di gioco per l’effetto collaterale di un farmaco. […] I medici dell’Asl Versilia al quale si è rivolto nel 2005 perché affetto dal morbo di Parkinson avrebbero dovuto informarlo”, scrive il giornale. Non a caso la Corte d’appello di Firenze ha dato ragione al signor Paolo, che in qualche modo dovrà essere risarcito dei danni subiti. Le dipendenze comportamentali, tra cui il gioco d’azzardo patologico o lo shopping compulsivo, hanno inevitabilmente delle ripercussioni sulla salute pubblica. Il paziente non aveva mai manifestato tali atteggiamenti ma il Mirapexin purtroppo ha influito in maniera davvero scioccante.

Il fatto non è così incredibile come potrebbe sembrare. Numerose ricerche hanno evidenziato dipendenze patologiche in pazienti neurologici, con particolare riferimento alla malattia del Parkinson. Si tratta della cosiddetta sindrome da disregolazione della dopamina (un neurotrasmettitore che ricopre vari ruoli all’interno del cervello), la quale può sfociare in disturbi comportamentali associati al sistema della regolazione degli impulsi. Il legame tra neurologia e medicina delle dipendenze diventa quindi di cruciale importanza: i medici devono incoraggiare la precoce individuazione del disturbo e soprattutto avvertire i pazienti e le loro famiglie che potrebbero manifestarsi degli atteggiamenti inaccettabili da dover bloccare immediatamente.

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