Paziente oncologica del sud, dichiarazioni shock: “Noi terroni stiamo morendo”

Alice Malafrica, una paziente oncologica calabrese di 31 anni, ha scritto un post su Facebook nel quale denuncia la mancanza di strutture e di personale competente al sud: così, i terroni devono andare al nord oppure morire.

Alice Malafrica ha 31 anni, è calabrese ed è stata colpita dal cancro al seno. Come lei, anche i suoi genitori hanno avuto a che fare con il terribile male e questo ha portato Alice a conoscere a fondo un tema spinoso come quello dell’assistenza sanitaria offerta dal sud Italia. Su Facebook la ragazza ha voluto sfogarsi e lo ha fatto scrivendo un lungo post pieno di frasi shock e provocatorie. “A casa mia mancavano le porte, ma non la dignità”, ha scritto. Spesso le era stato consigliato di studiare e andarsene: lei lo ha fatto ma nel frattempo “in Calabria gli ospedali diventavano mostri, i malati tumorali aumentavano in maniera esponenziale, il diritto alla salute veniva mortificato. Io li ho visti i miei amici, i miei vicini di casa ammalarsi e combattere. Li ho visti andare via”, ha scritto ancora.

Il senso delle sue parole è chiaro: i terroni si ammalano e muoiono di più perché l’unica chance è quella di recarsi al nord per sottoporsi a cure adeguate. Chi non vuole – o non può – farlo è destinato a morire con maggior facilità. “Guardateci, siamo qua! Anche noi ci meritiamo un finanziamento, anche noi ci meritiamo di fare chemioterapia a casa nostra”, ha detto la tenace Alice. Laureatasi a Genova in Anestesia, Rianimazione e terapia intensiva e del dolore, la ragazza ha scoperto di avere un nodulo al seno grazie all’autopalpazione. I controlli seguenti hanno identificato il tumore, così sempre a Genova si è sottoposta ad un’operazione e a cicli di chemioterapia.

La sua consapevolezza in merito al gap sanitario tra nord e sud si basa sulle esperienze vissute sulla sua pelle e su quella della madre, colpita da un linfoma piuttosto insolito. “Nella sala d’attesa in cui entro quando vado a fare chemioterapia a Genova ho una libreria e questa piccola attenzione mi fa sentire a casa, mi fa sentire meglio. Ho un protocollo da seguire, di farmaci da prendere per evitare gli effetti della chemio, la nausea, il vomito: mia madre, invece, non è stata seguita nell’iter post terapia e sono dovuta entrare in gioco io, informarmi, procurarle i farmaci adatti a superare gli effetti collaterali. Sono piccole cose, ma fanno la differenza”, ha concluso Alice.

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