Dallo spreco alimentare all’agricoltura: i consigli degli esperti nel report di Chatham House

Da poco è stato pubblicato il nuovo rapporto Chatham House elaborato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e da Compassion in World Farming. Il report indaga gli “Impatti del sistema alimentare sulla perdita di biodiversità”. Non solo per la salute del pianeta, ma anche per garantire la sopravvivenza dell’uomo, dunque, secondo gli esperti è necessario cambiare l’alimentazione. Ecco in che modo dovremmo imparare a mangiare meglio, partendo dallo spreco alimentare.

Il nuovo rapporto di Chatham House avverte: bisogna cambiare alimentazione

L’analisi presentata dall’ultimo rapporto di Chatham House non deve allarmare ma invita a modificare il nostro stile di vita e, in modo particolare, l’alimentazione. Il nostro modo di mangiare, infatti, determina delle conseguenze sull’agricoltura intensiva e sui metodi di produzione. In poche parole, le abitudini alimentari influenzano l’impatto ambientale sul pianeta. Ecco, dunque, quali sono i consigli forniti dall’UNEP.

I consigli per salvare la Terra e mangiare meglio: dallo spreco alimentare al consumo di carne

Secondo ciò che viene indicato nel rapporto, dunque, dovremmo consumare più verdura, trasformando la nostra dieta e arricchendola di prodotti di origine vegetale. La seconda soluzione proposta dagli esperti del report di Chatham House è quella di puntare alla riduzione dello spreco alimentare per ridurre la pressione sull’ambiente, cosa, secondo gli esperti “ci gioverebbe anche a ridurre il rischio di pandemie“. Anche l’agricoltura dovrebbe prendere atto dei cambiamenti in corso, introducendo delle tecniche più rispettose della natura e della biodiversità. La direttrice della Divisione Ecosistemi dell’UNEP Susan Gardner ha dichiarato che è importante “trasformare il modo in cui produciamo e consumiamo il cibo. Si tratta di una priorità urgente: dobbiamo cambiare i modelli alimentari globali, proteggere e mettere da parte la terra per la natura a sostegno della  biodiversità”. Nel concreto ciò significa una riduzione del consumo di carne, in favore di legumi, verdura e frutta, da coltivare prediligendo i prodotti a km 0.

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