
Scoperto in Italia come identificare i pazienti più a rischio di Covid - ©ANSA Photo
L’emergenza sanitaria globale causata dal Covid-19 ha sollevato interrogativi fondamentali su come gestire le risorse sanitarie, in particolare riguardo alla somministrazione dei vaccini. Come individuare i pazienti più vulnerabili e a rischio di sviluppare forme gravi di malattia? Quali sono le ragioni per cui alcune regioni del Nord Italia hanno risentito maggiormente della pandemia rispetto al Sud? Queste domande hanno guidato un gruppo di scienziati italiani, sotto la direzione del professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul cancro e la Medicina molecolare.
Un’indagine di cinque anni
Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati nel Journal of Translational Medicine, ha avuto una durata di cinque anni, iniziando nel 2020, l’anno in cui il virus Sars-CoV-2 ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo. Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia medica dell’ospedale Grande Metropolitano Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria, ha sottolineato l’importanza delle molecole HLA (Antigene Leucocitario Umano) nella risposta immunitaria. “La qualità di queste molecole determina la capacità del nostro sistema immunitario di rispondere efficacemente o, al contrario, di soccombere alla malattia”, ha spiegato.
In sostanza, la ricerca ha dimostrato che il corredo genetico gioca un ruolo cruciale nella risposta all’infezione. Gli scienziati hanno scoperto che i pazienti con molecole HLA di maggiore qualità hanno maggiori probabilità di contrastare il Covid-19 e altri virus pandemici. Questo approccio non si limita al Covid-19, ma potrebbe essere applicato anche in altre condizioni infettive, oncologiche e autoimmunitarie.
Le disparità regionali nel contagio
Uno degli aspetti più interessanti emersi dallo studio riguarda la distribuzione degli alleli HLA sul territorio nazionale. I ricercatori hanno constatato che la variabilità genetica non è uniforme in tutto il Paese, il che potrebbe spiegare le differenze nell’incidenza del Covid-19 tra le diverse regioni italiane. In particolare, il Sud Italia ha mostrato una minore esposizione alla pandemia rispetto alle regioni del Nord.
Una delle ipotesi avanzate dagli scienziati è che un virus simile al Covid-19 potrebbe essersi diffuso nell’area calabrese migliaia di anni fa, fornendo una forma di immunità ai discendenti degli abitanti di quella regione. Questo suggerisce che fattori genetici tramandati attraverso le generazioni possano influenzare la reazione della popolazione a nuove infezioni virali.
La metodologia della ricerca
La ricerca ha analizzato in dettaglio i casi di Covid-19 registrati in Italia, utilizzando i dati forniti dalla Banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Sono stati esaminati:
- 75 pazienti ricoverati presso l’ospedale di Reggio Calabria
- L’ospedale Cotugno di Napoli
- 450 donatori sani
Gli scienziati hanno cercato di stabilire se l’alta incidenza di ricoveri in alcune province italiane fosse correlata a specifici determinanti genetici.
Associando i dati relativi agli alleli HLA e l’incidenza di Covid-19 nelle province italiane, il gruppo di ricerca ha identificato i geni HLA di classe I, HLA-C01 e HLA-B44, come permissivi all’infezione da Sars-CoV-2. Lo studio ha anche condotto un’analisi caso-controllo, confrontando i genotipi HLA di pazienti ricoverati in Campania e Calabria. I risultati hanno rivelato che il rischio di Covid grave associato a HLA-C01 e HLA-B44 variava e, infine, scompariva dopo la prima ondata pandemica. Al contrario, l’allele HLA-B*49 è emerso come un fattore protettivo, confermato anche dallo studio caso-controllo successivo nelle stesse regioni.
Implicazioni future
I risultati di questa ricerca offrono spunti di riflessione importanti per la gestione delle emergenze sanitarie future. Identificare i pazienti più a rischio attraverso l’analisi genetica potrebbe migliorare l’efficacia della somministrazione dei vaccini e delle terapie. Inoltre, comprendere le differenze genetiche a livello regionale potrebbe aiutare nella pianificazione delle strategie di salute pubblica e nella distribuzione delle risorse.
Il lavoro del team di ricercatori, che ha incluso epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi, rappresenta un passo significativo nella comprensione delle dinamiche del Covid-19 e potrebbe avere applicazioni più ampie nel campo della medicina personalizzata. In un contesto in cui la ricerca scientifica è sempre più cruciale per affrontare le sfide sanitarie globali, studi come questo pongono le basi per un futuro in cui la genetica e la biologia molecolare giocano un ruolo fondamentale nella lotta contro le malattie infettive.