Valentina Diouf: “Non è facile essere alte 1,95 a 13 anni, ma oggi…” [ESCLUSIVA]

Valentina Diouf, classe 1993, è una delle pallavoliste italiane più forti del momento. La sua altezza non passa di certo inosservata e rappresenta uno dei tratti distintivi, visto che l’atleta raggiunge i 2,02 metri. Dopo l’esperienza nel Club Italia nel biennio 2009-2011, per Valentina Diouf si sono aperte le porte della nazionale e di una carriera ricca di successi personali. Ma quando si parla di sport, le soddisfazioni non arrivano mai senza sacrifici. La Diouf ce ne ha raccontato qualcuno.

Qual è la regola più dura da rispettare per un atleta dal punto di vista dell’alimentazione?
Di solito gli sportivi si lamentano per l’impossibilità di mangiare i cibi conditi o cotti con oli, che sono i più saporiti. Non a caso il piatto tipico dell’atleta è riso in bianco con la bistecca di pollo. Ciò detto, io non sono così attratta da fritti e affini, ma piuttosto da quei prodotti che non posso mangiare a causa di una forte intolleranza alimentare, ovvero il latte e suoi derivati.

La tua routine sarà fatta di allenamento per restare ai più alti livelli: raccontaci una giornata tipo.
Di solito mi sveglio verso le 8 e faccio una colazione abbondante. A metà mattinata raggiungo le compagne in palestra per una sessione di rafforzamento muscolare con sovraccarichi. Dopo il pranzo mi concedo un paio di ore riposo, per consentire ai muscoli di recuperare dall’allenamento del mattino e prepararsi per il secondo. Verso metà pomeriggio mi sposto al palazzetto dove faccio allenamento con la palla. In questa seconda sessione giornaliera si predilige lo studio della tecnica e della tattica. Nei periodi più intensi, i tempi morti vengono spesso occupati da sessioni di fisioterapia. Insomma, non mi faccio mancare niente…

Nello sport si parla sempre di sacrifici e passione: cosa ti pesa di meno della tua carriera e cosa, invece, ti pesa di più?
Quello che mi pesa meno è disputare le partite, ossia i momenti in cui scendo in campo e finalmente posso scaricare nella trance agonistica tutta la tensione pre-gara; mentre la fatica maggiore la provo durante quegli allenamenti per cui è richiesta una lunga reiterazione del gesto. Per indole infatti preferisco differenziare continuamente gli stimoli, anche se comprendo la necessità di perfezionare il più possibile certi automatismi.

Che rapporto hai con il tuo corpo, con la tua fisicità?
Non nascondo che in passato è stata dura fare i conti con il mio corpo. L’ho anche raccontato nel mio libro “Quando sarai grande”. D’altra parte non è stato facile guardare le mie compagne di classe 13enni dall’altezza di 195cm… Ora sono molto più a mio agio e sono grata al mio dna per il vantaggio competitivo che mi ha dà nel confronto con le avversarie.

Ripensa alla tua stagione migliore: qual è stata e quali ingredienti hanno contribuito al tuo successo?
Il momento migliore della carriera l’ho vissuto durante i Mondiali del 2014 disputati in Italia. Riuscivo ad essere determinante ad ogni partita, convogliando su di me le energie positive di tutto l’ambiente, tifosi compresi. Devo dire che anche quest’anno con la Unet Yamamay Busto Arsizio le cose stanno andando bene, ma le emozioni che ho provato con la Maglia Azzurra non le ho ancora ripetute. Il pianto a dirotto nel momento dell’esclusione dalla Finale lo dimostra.

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Photo credits Facebook / ufficio stampa Valentina Diouf

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