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Allarme Coldiretti: attenzione al cibo low cost

Il low cost sta contaminado la nostra alimentazione: con la crisi sei famiglie su dieci acquistano cibi low cost con conseguenze anche gravi per la salute. Tra i rischi in cui è possibile incorrere ci sono intossicazioni, problemi ai reni ed epatiti. A lanciare l’allarme è la Coldiretti: gli italiani hanno tagliato sulla quantità e sulla qualità degli alimenti, privilegiando spesso quelli a prezzi troppo bassi per essere considerati “sinceri”.

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L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare ha evidenziato una carrellata di dati negativi: dal pepe indiano (irregolare il 59%) al pomodoro cinese (irregolare per il 41%), alle arance egiziane (irregolare il 26%); inoltre, a differenza della spremuta, la maggioranza del succo di arancia consumato in Europa proviene dal Brasile sotto forma di concentrato a cui viene aggiunta acqua. Se la produzione alimentare Made in Italy è la più sicura sulla presenza di residui chimici, lo sono stati meno, tra gli alti, i fagiolini del Marocco (irregolari nel 15% dei casi), le fragole etiopi (16%), i piselli del Kenya (38%) fino ai peperoni dell’Uganda (48%).

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L’obiettivo della Coldiretti è quello di far capire la necessità di valorizzare l’agricoltura Ue, garantendo sicurezza ambientale e alimentare dei cittadini. Nel resto dell’Europa la situazione non è migliore visto che lo scorso anno l’80% degli avvertimenti per rischi alimentari è stato provocato da cibo low cost proveniente da Paesi extra-Ue come Cina, India e Turchia. Nel 2012 sono entrati in Italia 85.000 tonnellate di pomodori “irregolari” per la presenza di residui chimici, ma anche pistacchi e nocciole provenienti dalla Turchia contaminati da muffe; è cresciuta del 38% l’importazione di miele naturale dalla Cina ed inoltre dall’Est europeo sono giunti in Italia, per la produzione di pane, milioni di chilogrammi di impasti semicotti e surgelati con scadenza 24 mesi, grazie ad additivi e conservanti.

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Samantha Suriani

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