Spartan Race e maratone, la nuova moda imita i marines

Il fascino dei marines continua a mietere le sue vittime. Stavolta però non sono le donne a cadere nella tela, bensì gli uomini. Il sesso forte è sempre più attratto dalle corse a ostacoli sullo stile delle “Spartan Race”. Ogni regione ne sta organizzando un numero crescente ogni mese, visto che il fenomeno si sta espandendo a macchia d’olio coinvolgendo una quantità sempre più grande di persone. I partecipanti appartengono a tutte le categorie: atleti dilettanti, fitness victim, semplici corridori della domenica. Lo scopo è uno: mettersi alla prova.

L’iscrizione costa tra i 40 e i 100€ e dà diritto alla pettorina e alla possibilità di scegliere il percorso più adatto: 5-6 km e circa 15 ostacoli, per i principianti; 13-15 km e 20 ostacoli per chi già si sente all’altezza della manifestazione; 20-25 km e 25 ostacoli per chi vuole davvero superare i propri limiti. Anche i più piccoli possono cimentarsi in questa stimolante competizione. In molti casi, infatti, il comitato organizzativo prevede una versione junior del percorso, lungo tra i 750 m e i 2,5 km con circa 10-20 ostacoli a misura di bambino.

L’idea alla base di questo nuovo tipo di maratone è quello dei percorsi di guerra a cui si sottopongono i militari durante l’addestramento. Le prime sono state organizzate agli inizi degli anni 2000 negli Stati Uniti ma l’Italia ha saputo “tenere il passo” e proporre le sue maratone personalizzate. Divisi in batterie da 150-250 persone, i partecipanti di solito superano facilmente le 3.000 unità. Si può davvero parlare di ‘moda’, poiché sono sempre più diffusi tatuaggi e t-shirt ispirati alle maratone. I brand sportivi fanno letteralmente a gara per sponsorizzare gli eventi, commercializzando poi prodotti ad hoc.

Tra boschi, campagna e ruscelli, i corridori cercano di arrivare in fondo nel minor tempo possibile. Il mancato superamento degli ostacoli conferisce ovviamente delle penalità che verranno calcolate nel conteggio finale. Allenamento, sudore, disciplina: che non si dica che lo sport non sia educativo a 360°.

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