Contraccezione: 7 donne su 10 non conoscono alternative alla pillola. Disinformazione allarmante

La Giornata Mondiale della Contraccezione (fissata per il 26 settembre) ha inaugurato un lungo periodo dedicato alla prevenzione e all’informazione che coinvolgerà numerose città italiane: Verona, Torino, Salerno, Roma, Reggio Calabria, Pescara, Palermo, Milano, Lamezia Terme, Cosenza, Catania e Bari. Di volta in volta sarà possibile ricevere informazioni specifiche in merito a contraccezione, sessualità e ginecologia, approfittando dei professionisti che metteranno a disposizione prestazioni completamente gratuite.

Diffondere conoscenza è lo scopo principale di questa iniziativa, visto che una recente ricerca ha rilevato un grado di disinformazione davvero preoccupante. Le donne italiane tra i 18 e i 40 anni si sono infatti rivelate piuttosto inconsapevoli e poco aggiornate: il 68 per cento ha ammesso di non conoscere alcuna alternativa alla pillola. Il problema non può essere ignorato, visto che ognuna dovrebbe scegliere il metodo contraccettivo più adatto al proprio corpo e al proprio metabolismo (se si vuole accelerarlo, alcuni validi consigli aiuteranno a perdere qualche chilo). Senza contare che l’84 per cento delle donne intervistate ha affermato di voler cambiare il proprio anticoncezionale. Per farlo, sicuramente il primo passo sarebbe quello di conoscere le alternative a disposizione.

La ricerca delinea nel dettaglio quali siano le preferenze delle italiane: nel 2015 l’anello è stato scelto dal 21 per cento delle donne, contro il 5 per cento dell’anno precedente; il cerotto è passato dal 3 al 7 per cento, mentre la pillola non ha subito alcun incremento significativo. A penalizzarla la mancanza di elasticità: alle donne non piace convivere con l’obbligo di doverla prendere ogni giorno, col rischio di dimenticarsene. Il quadro disegnato dalla ricerca presenta un ultimo aspetto, estremamente positivo: nella coppia sono anche gli uomini a prendere l’iniziativa in campo di anticoncezionali e nel 18 per cento dei casi i ginecologi hanno ricevuto pazienti di sesso maschile, sempre più partecipi nella coppia. L’amore si fa in due ed è giusto condividerne anche gli aspetti ‘meno piacevoli’.

Foto: Facebook

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