Cancro alla prostata: un nuovo farmaco ne rallenta la crescita dell’88%

Nuovo successo dell’oncologia mondiale. Si tratta di un farmaco che ha dimostrato di rallentare la crescita tumorale del cancro alla prostata dell’88%. Lo studio è stato condotto dall’Institute of Cancer Research inglese e dall’Università di Cambridge su 49 uomini con cancro alla prostata in fase avanzata e resistente alle terapie (tutti erano stati trattati in precedenza con docetaxel, abiraterone o enzalutamide e il 58% con cabazitaxel). Il farmaco Olaparib, immesso nel mercato italiano nei primi mesi del 2015 e normalmente usato per tumori alle ovaie e alla mammella associati alla mutazione del gene BRCA, è risultato efficace in 16 pazienti del trial (il 33% del totale), che hanno assunto compresse da 400 mg due volte al giorno.

LEGGI ANCHE: IL LASER ALLA PROSTATA MIGLIORA LE PRESTAZIONE SESSUALI

I risultati della ricerca, definiti dagli esperti una autentica “pietra miliare” nella lotta contro il male oscuro, sono stati pubblicati oggi, 29 ottobre, sul New England Journal of Medicine. L’olaparib, medicinale della classe dei PARP inibitori, ha arrestato la crescita del tumore, producendo un calo persistente delle concentrazioni di PSA e dei livelli delle cellule tumorali circolanti. In particolare, un paziente su tre di quelli affetti da cancro della prostata in fase avanzata presenta un difetto nei meccanismi di riparazione del dna e sono proprio questi i soggetti che mostrano una risposta particolarmente buona al medicinale.

LEGGI ANCHE: PROSTATA INGROSSATA, MOLLETTE SPECIALI SALVAGUARDANO LA FERTILITA’

Johann de Bono, direttore del Drug Development presso l’Institute of Cancer Research (Londra) e il Royal Marsden NHS Foundation Trust ha affermato: “Il nostro studio rappresenta un significativo passo in avanti nel trattamento del tumore della prostata e dimostra che l’olaparib è molto efficace nei soggetti con difetti dei sistemi di riparazione del dna. Dimostra anche che è possibile selezionare quelli che hanno maggiori probabilità di risposta, attraverso l’esecuzione di un test genetico e questo ci permette di effettuare un trattamento realmente su misura“. La speranza degli autori è adesso che l’olaparib arrivi il più velocemente possibile nelle corsie degli ospedali e che la stratificazione genomica dei tumori diventi prassi di routine nella pratica clinica quotidiana. “Essere riusciti a comprendere il legame tra il tumore della prostata e le mutazioni che interessano i meccanismi di riparazione del dna è di enorme importanza per i pazienti e per le loro famiglie“.

Foto by Facebook

Impostazioni privacy