La CrossFit mania è scoppiata già da un pezzo (Elisabetta Canalis lo pratica da anni), tanto che bisogna diffidare dalle imitazioni e dalle palestre non affiliate. Superando qualche luogo comune che ipotizzava pericoli per muscoli e ossatura, i tantissimi seguaci di questa disciplina continuano a seguire le lezioni con un crescente coinvolgimento. Ovviamente non si tratta di un tipo di allenamento che può essere fatto in casa: la presenza del trainer è più necessaria che mai. D’altronde spetta a lui delineare il wod CrossFit, vale a dire il “Workout Of the Day”, l’allenamento del giorno. Entrando nella box, dovrebbe infatti esserci una lavagna: proprio lì l’allenatore andrà a segnare il wod, dando quindi alla seduta una direzione piuttosto che un’altra.
Una lezione di CrossFit si divide in 4 parti: mobility, skill, wod e recovery. La mobility è la fase di riscaldamento e dura 10-15 minuti. È piuttosto impegnativa e mette alla prova la resistenza fisica. D’altronde devono essere chiamati in causa tutti i muscoli per evitare problemi fisici una volta entrati nel vivo dell’attività. Con skill si intende il momento in cui il trainer illustra gli esercizi, ne dà dimostrazione pratica e spiega anche gli errori in cui è più facile incorrere. Inutile dire che bisogna prestare la massima attenzione.
A questo punto si arriva al tanto atteso wod: si tratta della fase metabolica dell’allenamento, la parte pratica per eccellenza nonché quella dall’intensità maggiore. Il tempo a disposizione per ogni movimento è limitato, di conseguenza bisogna farsi trovare pronti. Compito del trainer è quello di correggere posture e movimenti errati, mentre i suoi allievi seguono il percorso da lui tracciato nella fase di ideazione. Alla fine, ci si dedicherà con serenità al recovery: il defaticamento e lo stretching, soprattutto dopo un wod particolarmente impegnativo, sarà un vero sollievo per ogni singolo centimetro del corpo.
Foto: Facebook
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