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Charlie Gard, Londra nega il trasferimento al Bambin Gesù per “questioni legali”

Il Bambin Gesù di Roma si era fatto avanti per accogliere e mantenere in vita il piccolo Charlie Gard: da Londra però è arrivato il no per questioni legali definite “insuperabili”. Si avvicina il momento in cui i genitori saranno obbligati a staccare la spina?

La storia di Charlie Gard, il bambino di 10 mesi affetto da sindrome da deperimento mitocondriale, ha coinvolto il mondo intero. Dopo gli appelli del Papa e del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, l’ospedale Bambin Gesù di Roma si era candidato per accogliere il piccolo ed impedire che fossero interrotti i trattamenti che lo tengono in vita. Mamma Connie si era affrettata a contattare la struttura romana, chiedendo di verificare se fosse possibile verificare l’esistenza di una cura per il figlio. I medici hanno accettato il compito e stavano approfondendo la possibilità quando da Londra è arrivato uno stop inaspettato.

Mariella Enoc, presidente del Bambin Gesù, dopo aver accolto le richieste di Connie Yates si è dovuta scontrare con il secco rifiuto dell’ospedale londinese nel quale è ricoverato Charlie. “L’ospedale ci ha detto che, per motivi legali, non può trasferire il bambino da noi. Questa è un’ulteriore nota triste”, ha riferito la Enoc. Dalla Santa Sede però non si arrendono e fanno sapere che questi ostacoli, se possibile, verranno superati. Nel frattempo anche dall’America è giunta una proposta per sottoporre gratuitamente il piccolo paziente ad una terapia. Nome e località, tuttavia, restano segreti.

Gli ostacoli legali potranno essere superati? Oppure si avvicina il momento in cui i genitori di Charlie saranno costretti a staccare la spina contro la loro stessa volontà? Una testimonianza decisamente meno ottimistica è giunta da Enrico Bertini, responsabili del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione del Bambin Gesù. A Repubblica.it ha dichiarato che “i genitori non riescono ad accettare l’idea di staccare la spina. Il nostro sarebbe un atto di generosità. Forse non hanno capito la gravità della malattia. Avrei provato a farli ragionare, ma in genere cerco di rispettare le volontà dei pazienti e delle famiglie”. Non resta che attendere la prossima mossa, sperando sempre che sia quanto di meglio possibile per Charlie e solamente per lui.

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