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Batteri fecali nel ghiaccio: allarme da McDonald’s, Burger King e KFC

I celebri fast-food McDonald’s, Burger King e KFC sono stati toccati da un allarme decisamente preoccupante: alcune analisi dimostrano la presenza di batteri fecali nel ghiaccio delle bevande. Dove e quali rischi si corrono.

La trasmissione Watchdog mandata in onda dalla Bbc, in Gran Bretagna, ha sganciato una bella bomba sui leader della ristorazione fast- food: un’inchiesta ha confermato la presenza di batteri fecali coliformi nei drink di McDonald’s, Burger King e KFC. Nello specifico, i microrganismi sono stati riscontrati in ben 7 campioni di KFC, in 6 di Burger King e in 3 di McDonald’s. Tali batteri trasmettono infezioni e malattie e proprio per questo motivo, ovviamente, non dovrebbero esserci in nessuna misura. Il fatto che i valori si siano dimostrati addirittura “elevati” ha causato un notevole allarme.

I consumatori inglesi devono quindi stare attenti, ma non sono solamente loro ad essere coinvolti dall’inchiesta. Trattandosi di catene presenti in ogni angolo del globo, il pericolo potrebbe spostarsi su un piano mondiale. A peggiorare la situazione è la stessa trasmissione Watchdog che, di recente, aveva parlato dello stesso tipo di contaminazione anche nelle bevande servite nelle più celebri caffetterie britanniche: Starbucks, Costa e Caffè nero. Il problema d’igiene quindi esiste e va risolto. Solitamente la presenza di quei batteri va attribuito ad una contaminazione in atto oppure ad una mancata efficienza dei trattamenti di potabilizzazione. Tra le infezioni che si possono contrarre, la più nota è l’Escherichia Coli con tutte le cause che ne conseguono: malattie intestinali ed extra intestinali quali meningite, peritonite, setticemia e polmonite.

Ognuno dei fast-food coinvolti dall’indagine ha voluto avviare delle ricerche interne per capire dove si trovi il la falla. KFC, dopo aver registrato i risultati peggiori, ha affermato di aver rafforzato le procedure d’igiene rivolte ai dipendenti. Burger King ha risposto con una linea dura nei confronti dei lavoratori che non rispettano le regole, mentre McDonald ha suggerito l’introduzione di un organo superiore atto a garantire il rispetto delle regole. Probabilmente, se si vogliono davvero escludere successive contaminazioni, questa mossa potrebbe rappresentare l’unica via percorribile: nel Regno Unito non esiste alcuno standard da osservare e stringere il cerchio è forse l’unico modo per evitare che si ripresentino periodicamente gli stessi problemi.

LEGGI ANCHE: BLATTE NEI RISTORANTI: CHIUSO IL MCDONALD’S DELLA STAZIONE DI ROMA TERMINI

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