Le patatine in busta sono nemico giurato della linea e di chi soffre di colesterolo o diabete, in più contengono una sostanza potenzialmente tossica: la lista dei marchi promossi e di quelli bocciati.
Che vuole dimagrire, chi soffre di colesterolo oppure di diabete o semplicemente chi vuole evitare che la pancia si gonfi a dismisura, deve tenersi alla larga dalle patatine in busta. Un vero peccato, visto che costituiscono uno degli snack in assoluto più sfiziosi e amati. Una tira l’altra ma bisogna decisamente andarci piano. Il motivo non è nemmeno legato alla bilancia: le patatine in busta possono contenere acrilammide, una sostanza potenzialmente tossica che si forma a causa delle alte temperature e che si sviluppa durante i processi di cottura (sia frittura che vapore, forno o griglia).
L’acrilammide altro non è che il risultato delle reazioni chimiche legate alla presenza di zuccheri e amminoacidi. Gli esperti, sebbene non ne sappiano ancora molto, le fanno rientrare nelle complesse reazioni di Maillard. Ciò che è più importante, tuttavia, è la pericolosità della sostanza. Sia l’acrilammide che la glicidammide, vale a dire il suo prodotto metabolico principale, vengono considerate neurotossiche, genotossiche e cancerogene. Allo scopo di tutelare il consumatore, l’American Board of Radiology hai fretta effettuato uno studio per verificare la presenza di acrilammide all’interno delle patatine fritte presenti sul mercato.
Il risultato non è stato affatto confortante: un marchio su due presenta concentrazioni superiori ai valori consigliati dalle linee guida europee. I parametri delineati dallEfsa (Autorità europea per la Sicurezza Alimentare, un’agenzia europea creata nel 2002) dicono di non superare i 1000 mcg al chilo ma non tutti i marchi riescono a restare entro questi limiti raccomandati. Da bocciare, ad esempio le Crocchias classiche terranica e le Carrefour classiche. Promosse invece le Lays classiche senza glutine, le San Carlo 1936 e le Patasnack classiche senza glutine. Un dettaglio da non sottovalutare quando ci si reca al supermercato e ci si concede un peccato di gola.
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