Francesca è morta di tumore a soli 24 anni mentre scriveva una tesi sull’alimentazione nei pazienti in chemioterapia: il padre ne fa un libro e lo pubblica.
A Francesca Pirozzi, 24 anni, avevano diagnosticato il Linfoma di Hodgkin. Questo tipo di tumore l’aveva costretta a continue cure presso il reparto di Ematologia dell’ospedale San Salvatore di Pesaro. Nel frattempo il suo percorso scolastico l’aveva portata a unire studi e malattia in una tesi dedicata al tema dell’alimentazione nei pazienti in chemioterapia. Il suo sogno era proprio che tale lavoro diventasse un libro e che le sue esperienze, messe nero su bianco, fossero condivise con un pubblico più ampio. Purtroppo la malattia l’ha stroncata prima che ciò fosse possibile: Francesca è morta nell’agosto 2016. Suo padre però non si è fatto scoraggiare e ha deciso di portare avanti il desiderio della figlia.
È così che il libro Il cibo ideale finirà nelle librerie a partire dall’8 giugno 2018, presentato del papà Marco Pirozzi e da Marina Magini, sua compagna nonché medico legale. Lo scopo del libro è spiegare che l’alimentazione può rivelarsi di fondamentale importanza per controllare il malessere causato dal tumore e dalle cure che si ricevono, spesso molto invasive. Oltre alle ricerche di Francesca, le pagine raccolgono esperienze e consigli maturati da esperti come il nutrizionista Giorgio calabrese, l’oncologo Luca imperatori e alcuni chef stellati quali Mauro Uliassi e Nadia Santini. Un lavoro corale e approfondito, che rende giustizia al ricordo della brillante studentessa.
Accanto al libro è nata anche la Fondazione Pirozzi Onlus, che ha come proprio intento la divulgazione di materiali utili per i malati oltre che la raccolta fondi per la ricerca sull’alimentazione oncologica. Papà Marco ha ricordato la sua bambina sulle pagine de Il Resto del Carlino affermando che “averla sempre al centro dell’attenzione e delle cose che facciamo è come averla ancora qui. Lei, che si voleva sempre rendere utile agli altri donando sangue e prestandosi a fare la bagnina di salvataggio, nonostante l’innata riservatezza, sarebbe stata contenta di questo”.
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