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Categories: Salute

Alzheimer, sperimentato un nuovo farmaco che potrebbe rallentarlo

L’Alzheimer è uno dei mali che più degli altri annienta la dignità umana. La scienza sta cercando nuovi metodi per diagnosticarlo in tempo, curarla o almeno rallentarne il decorso. Proprio in questa direzione arrivano buone notizie dagli Stati Uniti: in occasione della Conferenza internazionale della Alzheimer’s Association, infatti, sono stati presentati i risultati di una ricerca che ha dato ottimi risultati nella sua prima fase di sviluppo. Il farmaco sperimentato sarebbe in grado di agire sul cervello nella fase iniziale della malattia, mantenendo attive le cellule e rallentando del 34% l’avanzamento del morbo.

Protagonista della ricerca è una nuova molecola, detta solanezumab, che anziché agire sui sintomi della demenza come tutti i farmaci attualmente in circolazione, attacca piuttosto le proteine “deviate” che si formano nel cervello colpito da Alzheimer. La ricerca era partita nel 2012, senza fornire esiti rilevanti. Alcuni dati avevano però spinto i ricercatori a continuare il proprio lavoro, arrivato oggi a risultati ben più incoraggianti.

Tre i punti principali della ricerca: la malattia degenera più lentamente nei pazienti che hanno ricevuto una forte somministrazione del farmaco; il farmaco dà risultati migliori nei pazienti che si trovano nella sua fase iniziale (detta prodromica) e che lo ricevono per un lungo periodo; la molecola solanezumab lega con un anticorpo umano incentivando la rimozione delle proteine deviate, evitando che si riproducano nel cervello e danneggino così i processi mentali.

“Questo è il primo studio che mostra cambiamenti evidenti […] sui pazienti” ha affermato Philip Scheltens, professore di neurologia conoscitiva e direttore dell’Alzheimer Center di Amsterdam. “Queste scoperte sono costanti e mostrano progressi nei marcatori di neuro-degenerazione […]. Prove future esamineranno dosi più alte della medicina”. Per il prossimo anno è infatti prevista una nuova fase di sperimentazione. Solo allora si potrà davvero sciogliere ogni riserva su questa nuova metodologia ed eventualmente lanciare il farmaco sul mercato.

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Tags: Alzheimer

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