Olio di palma, qual è la verità? La polemica è accesa

La polemica nata intorno all’olio di palma non accenna a placarsi. Mesi fa l’Unione Europea aveva imposto ai produttori di specificare il tipo di olio utilizzato nei cibi e nei cosmetici commercializzati: il provvedimento aveva così svelato cosa si nascondeva dietro la dicitura ‘olio vegetale’, dando modo ai consumatori di appurare quanto l’olio di palma fosse davvero onnipresente sugli scaffali dei supermercati. Sono davvero pochi i prodotti che non lo contengono e il più delle volte si cerca di evitarlo in quanto sembra che provochi malattie cardiovascolari, colesterolo alto e coronopatia.

Col passare dei mesi, la vicenda si è inasprita, dividendo letteralmente l’opinione degli esperti. L’olio di palma fa davvero così male? Oppure è solo un’esagerazione, un falso mito? Una recente ricerca sembra difendere questo tipo di olio, negando qualsiasi legame con le malattie cardiovascolari. Forte di 51 studi portati avanti in 15 paesi diversi, i ricercatori hanno cercato di superare il luogo comune sull’olio di palma spiegando che sostituire questo ingrediente non significa per forza creare un alimento più sano o con un minor grado di colesterolo cattivo. Al contrario, l’olio di palma sarebbe da sponsorizzare nelle economie in via di sviluppo, in quanto nutriente e poco costoso.

La schiera dei detrattori continua ad essere folta e rabbrividisce ogni qual volta si cerchi di spezzare una lancia in favore del ‘nemico’. D’altronde le aziende che lo utilizzano sono ancora numerose nonostante siano in tanti a ritenere che un’alimentazione, per essere davvero sana e corretta, debba assolutamente farne a meno. Dove la mettiamo la scienza, allora? Il dibattito è più aperto che mai, acceso e fatto di continui batti e ribatti a suon di dati e ricerche. Ciò che di buono si può estrapolare con certezza è la necessità delle ‘etichette parlanti‘, in grado cioè di specificare ogni singolo ingrediente utilizzato nell’alimento che si sceglie di consumare. Così facendo sarà sempre il consumatore a scegliere cos’è meglio per se stesso, in attesa di capire chi abbia ragione.

Foto: Facebook

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