Elettroporazione: impulsi elettrici per ridurre i tumori inoperabili. È efficace?

La lotta contro i tumori prosegue senza sosta in tutto il mondo con centinaia di studi per riuscire a sconfiggere il male oscuro. Tra le scoperte più recenti e più promettenti, c’è senza dubbio l’elettroporazione: una tecnica in sperimentazione da tempo usata anche nella medicina estetica che ha mostrato segni di efficacia in diverse forme di cancro: dalle metastasi di pelle e ossa al cancro del pancreas. Ancora non decisiva, è però un’opzione in più da sfruttare per curare diversi tipi di tumore che vengono diagnosticati in uno stadio localmente avanzato e sono inoperabili. Già utilizzata da alcuni anni per trattare le metastasi cutanee o le neoplasie della pelle, è stata recentemente testata anche come strategia contro il cancro al colon, alla prostata e al fegato.

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In uno studio pubblicato sul British Medical Journal, questo intervento è ora indicato come uno dei pochi utili anche nella terapia di neoplasie molto aggressive e difficili da trattare, come quelle del pancreas. Un nemico particolarmente insidioso perché in fase precoce non dà segnali evidenti della sua presenza e quindi circa un terzo dei casi viene diagnosticato quando la malattia è già in fase avanzata e non è possibile intervenire chirurgicamente. Un team di chirurghi americani specializzati in oncologia del Johns Hopkins Hospital di Baltimora ha fatto una revisione di tutte le sperimentazioni pubblicate su riviste scientifiche e ha sottolineato che l’elettroporazione si è dimostrata più efficace di altre strategie sia nel prolungare la sopravvivenza dei malati che nel diminuire il loro dolore.

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La procedura consiste nel posizionamento all’interno della massa tumorale di una serie di elettrodi a forma di aghi che vengono collegati a una apparecchiatura elettrochirurgica di ultima generazione: una piattaforma che genera una serie di impulsi elettrici ravvicinati capaci di distruggere le cellule cancerose, lasciando intatte le strutture vicine alla massa tumorale e preservando vasi, tessuti e strutture sane che la circondano. In pratica si tratta di una breve scarica elettrica, del tutto indolore per il paziente. Gli elettrodi introdotti nel tessuto canceroso creano campi elettrici che fanno aprire i pori nella membrana cellulare e permettono così un ingresso maggiore dei farmaci antitumorali direttamente nelle cellule malate. In questo modo si può riuscire a ridurre la massa tumorale, in modo che si possa poi intervenire chirurgicamente. Così facendo, inoltre, aumenta anche l’efficacia della chemioterapia. La tecnica prevede un’unica seduta, ripetibile in caso di necessità, e viene per ora applicata in un numero limitato di casi. I primi risultati però sembrano essere davvero incoraggianti.

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