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Categories: Notizie

Parto prematuro: la rivoluzione è il grembo materno artificiale per i bimbi

Le statistiche dei bimbi che non ce l’hanno fatta a sopravvivere ad una parto prematuro sono spaventose. Un team di scienziati sta ideando un grembo materno artificiale che potrebbe rivoluzionare la questione.

Se un bambino genera profonda tenerezza sin dalla nascita, superfluo dire quanta ne derivi dalla vista di un bimbo venuto al mondo prima del tempo. Le nascite premature purtroppo sono più frequenti di quanto ci si auguri e in base alla settimana del parto ci sono più o meno possibilità di salvezza. A volte si verificano delle complicazioni che obbligano il neonato a lasciare la pancia della mamma con 3-4 mesi d’anticipo e per loro la sfida della vita è ancora troppo grande. Nella migliore delle ipotesi riescono a sopravvivere ma convivono per sempre con ritardi, disturbi e problemi di salute. Nella peggiore delle ipotesi, invece, il neonato muore inesorabilmente.

Un gruppo di scienziati della Children’s Hospital of Philadelphia ha voluto soffermare le proprie attenzioni proprio sulla questione delle nascite premature. L’aspetto rivoluzionario è il punto di partenza: considerare il bambino prematuro come un feto e non come un neonato in difficoltà. E cos’è consigliabile per un feto, se non rientrare nella pancia della mamma? È così che i ricercatori hanno ideato un grembo materno artificiale, ovvero una specie di “bio bag” piena di liquido amniotico fatto in laboratorio dove mettere il “feto” per le settimane che mancano ad un suo sviluppo sufficiente. Attraverso una serie di tubicini per nulla invasivi, l’ossigenazione avviene attraverso il sangue anziché i polmoni, proprio come se il piccolo si trovasse ancora nella pancia.

Attualmente i neonati prematuri che riescono a sopravvivere soffrono di immaturità polmonare nella maggior parte dei casi. Ecco perché gli ingegnosi specialisti del Children’s Hospital of Philadelphia sperano di portare al più presto la loro idea nei reparti di terapia intensiva neonatale degli ospedali. Il sistema potrebbe diventare presto una terapia clinica vera e propria, mettendo al servizio di questi bambini prematuri un’innovatività mai immaginata prima d’ora. Considerando che negli ultimi anni la mortalità infantile dei neonati intorno alla settimana numero 23-24 è salita al 50 per cento, l’augurio è che si passi dalla teoria alla pratica nel minor tempo possibile.

Photo credits Facebook

Raffaella Mazzei

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Raffaella Mazzei

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