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Salute

Herpes ed Alzheimer, c’è un legame: conseguenze per il malato

Alzheimer ed herpes potrebbero essere collegati, visto che nei malati sono presenti concentrazioni doppie del dna e dell’rna del virus: quali controverse conseguenze in seguito alla scoperta.

Il morbo di Alzheimer è una malattia infida che lentamente porta via ogni cosa al malato. Purtroppo si tratta anche della forma di demenza più diffusa al mondo, visto che coinvolge milioni di persone costrette a fare i conti con la progressiva perdita delle proprie facoltà fisiche e mentali. Alcune ricerche portate avanti dai Dipartimenti di genetica e scienze genomiche presso la Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York hanno raccolto dati significativi riguardanti una nuova teoria: l’Alzheimer potrebbe essere correlata all’herpes, ovvero la comunissima infezione che colpisce spesso le labbra (ma non sono quelle) di individui con le più disparate caratteristiche.

Secondo quanto emerso dalla ricerca, gli agenti patogeni del virus favoriscono, nel cervello del paziente, l’accumulo delle placche beta amiloidi che caratterizzano l’herpes e scatenerebbero al tempo stesso il meccanismo relativo alla conseguente neurodegenerazione. A quanto pare il dna dei pazienti con conclamata diagnosi di Alzheimer è risultato con l’rna di herpesvirus (HHV-6A e HHV-7) in maggiore concentrazione nel loro tessuto cerebrale. Ma non finisce qui: maggiori erano le concentrazioni di questi patogeni genetici e maggiori erano i riscontri clinici legati alla demenza.

Ma cosa ha spinto la ricerca ad avvicinare due patologie così diversa l’una dall’altra? In realtà l’accostamento è stato casuale: l’obiettivo dello studio americano, in un primo momento, era quello di individuare nuove terapie farmacologiche per cercare di combattere l’Alzheimer. Solo in un secondo momento si è presentata questa correlazione che potrebbe aprire la strada a nuovi campi d’azione per intervenire in maniera più mirata sul morbo. L’aspettativa media di vita del paziente, dopo la diagnosi della malattia, può variare dai 3 ai 9 anni. In questo arco temporale si passa dalla perdita di memoria al disorientamento, all’afasia e alla depressione, per arrivare infine al raggiungimento della totale incapacità di prendersi cura di se stessi. Ecco perché cure mirate ed efficaci – al momento completamente assenti – sarebbero un sollievo per molti pazienti e per i loro familiari.

LEGGI ANCHE: L’ALZHEIMER SI TRASMETTE VIA SANGUE? I RICERCATORI LANCIANO LA BOMBA

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