Il pillolo diventa realtà? Negli spermatozoi la soluzione per il contraccettivo maschile

La guerra dei sessi e il ribaltamento dei ruoli tra uomo e donna non finisce mai. Dopo la commercializzazione del viagra femminile, infatti, ora sembra essere pronto il ‘pillolo’, ovvero un contraccettivo maschile che sostituirebbe del tutto i metodi tradizionali (su cui le donne italiane, a quanto dicono i dati, sono piuttosto disinformate). In realtà si gira intorno a questo argomento da anni: si era già scoperta la calcineurina, ovvero una particolare proteina presente negli spermatozoi, senza tuttavia capirne ruolo e funzioni. Senza contare tutti i team di ricerca sparsi nel mondo, stimolati e supportati da tutte le case farmaceutiche che non vedevano l’ora di ricevere notizie positive al riguardo.

La fumata bianca arriva dal Giappone, precisamente da un progetto coordinato da Haruhiko Miyata presso l’università di Osaka. Test sui topi hanno permesso di capire come intervenire sulla calcineurina al fine di da rendere gli animali infertili, pur restando in grado di avere rapporti sessuali. La proteina, anche nella sua versione modificata, permette infatti agli spermatozoi di avere pieno movimento. Ciò che non posseggono, invece, è la capacità di fecondare un ovulo. Non appena si interrompe l’assunzione dei farmaci inibitori, la fertilità torna nel giro di 4-5 giorni senza presentare alcuna controindicazione nei soggetti.

Il pillolo diventa realtà? Negli spermatozoi la soluzione

Nell’uomo è presente esattamente la stessa proteina e i ricercatori ritengono che non sarà poi così difficile replicare i risultati ottenuti sui topi. Lo studio è quindi destinato a proseguire, ma una volta individuata la strada da seguire si potrebbe davvero arrivare alla commercializzazione di un ‘pillolo’ efficace a tutti gli effetti. Dall’Italia si tende tuttavia a sminuire. Lo ha fatto Maria Cristina Meriggiola, ricercatrice dell’università di Bologna impegnata da anni in questo stesso ambito: “Si tratta di uno studio molto interessante, ma ancora molto lontano dall’avere applicazione pratica. Il problema di queste proteine finora studiate è che quando si tenta di inibirle, si bloccano anche le funzioni di altri apparati”. Mentre la scienza tenta di arginare problematiche, alle donne che non sono alla ricerca di una gravidanza non resta che proseguire con i metodi tradizionali.

Foto: Twitter

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