Il tumore alla prostata potrebbe fare meno paura dopo la scoperta di questa nuova cura: l’Unione di due medicinali allunga la vita dei pazienti, diminuisce il dolore e rallenta la progressione della malattia.
La ricerca sul tumore alla prostata ha dato alla luce una nuova terapia, accolta con fiducia e speranza sia dai medici che dai pazienti. I nuovi effetti benefici arrivano dall’unione di due diversi principi attivi già conosciuti, l’abiraterone acetato e il prednisone. Sui malati cui era stato diagnosticato un tumore metastatico resistente alla castrazione, nella fase precoce asintomatica (una situazione quindi piuttosto complessa, seppur iniziale) è stata rilevata una sopravvivenza accresciuta di quasi un anno (11,8 mesi) rispetto ai pazienti che erano soliti assumere solamente il prednisone insieme ad un placebo.
Oltre a questo aspetto, ce ne sono degli altri altrettanto positivi: prima di tutto la malattia rallenta il suo progredire, facendo sì che la situazione rimanga stabile più a lungo; inoltre, la sofferenza fisica causata dal tumore diminuisce in modo significativo, rendendo meno straziante il trattamento terapeutico e diminuendo così l’uso di oppiacei proprio per il controllo del dolore. Infine, un ultimo vantaggio coinvolge la durata della terapia: abiraterone acetato e prednisone possono essere somministrati per un arco di tempo inferiore (24,3 mesi contro i 37 previsti in precedenza), andando così ad impattare in modo meno consistente sulla vita dei pazienti.
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Tali informazioni provengono dall’ultimo Congresso Europeo di Urologia, che ha avuto luogo proprio nei giorni scorsi. I pazienti possono nutrire nuove speranze e i medici non vedono l’ora di capire se la cura può avere effetti ancora più positivi negli stadi embrionali e meno aggressivi della malattia. Intercettare precocemente il malato appare sempre più importante e la ricerca proseguirà in questa situazione sperando di portare nuove frecce al proprio arco. Nel 2015 sono stati oltre 35 mila i nuovi casi di tumore alla prostata accertati, il quale resta la neoplasia più comune tra gli uomini italiani. Trovare nuove strade per superare il problema coinvolge quindi la vita di moltissime persone, le cui condizioni potranno cominciare a migliorare già nei prossimi mesi.
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