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Salute

Task force influenza: le regioni più colpite, previsioni per la Befana

L’influenza ha visto raddoppiare i casi già nella prima settimana di Natale: quali sono state le regioni più colpite e cosa bisogna aspettarsi per la Befana.

Il picco dell’influenza 2017-2018 era previsto per le festività di Natale e Capodanno e in effetti i dati InfluNet, ovvero la rete italiana di sorveglianza sentinella influenzare (fondamentale lo studio capillare dell’andamento del virus regione per regione, grazie al contributo di medici, pediatri e referenti Asl), parla chiaro: già nella prima settimana c’è stata un’impennata, con un raddoppio dei casi in pochi giorni. Una delle regioni più colpite è la Toscana, con particolar riguardo per il capoluogo di provincia: molti fiorentini hanno passato le feste a letto.

“E i numeri stanno crescendo ancora, con la complicità dello sbalzo delle temperature che favorisce la diffusione del virus”, ha dichiarato Vittorio Buscherino, vicesegretario nazionale della Fimmg (Federazione italiana Medici di Medicina Generale). Ovviamente nessuno può prevedere il giorno esatto in cui si verificherà il picco, tuttavia il virus A H3N2 sta procedendo nel suo corso come da copione e sembra rispettare l’ipotesi iniziale secondo la quale il periodo peggiore si verificherà tra Capodanno e la Befana. Concluse le feste si dovrebbe registrare la progressiva discesa del numero dei contagi.

Al momento è il sottotipo H3N2 a causare il maggior numero di casi influenzali: la copertura vaccinale è giunta al 50 per cento ma i medici stanno continuando a vaccinare e l’obiettivo resta quello di arrivare al 60 (per quanto la copertura ottimale sarebbe del 75). La Liguria è un’altra regione particolarmente colpita dal sottotipo influenzale sopra citato, il quale ha componenti cinesi e alcune australiane.

Non esistono al momento casi gravi ma i numeri restano imponenti: la soglia epidemica del 2 per mille è stata quasi triplicata e 9000 liguri hanno dovuto rinunciare ai festeggiamenti natalizi per restarsene a letto. L’andamento particolarmente lento lascia pensare che in questa zona il picco si verificherà in ritardo rispetto al resto della penisola, più o meno per la terza settimana di gennaio. Il motivo? Bisogna considerare il punto di partenza dal quale è cominciata l’espansione.

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