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Salute

Tumore al colon: per i malati più gravi c’è un nuovo mix di farmaci

Per i tumori al colon più gravi e delicati, in fase metastatica ma già sottoposti a diversi trattamenti, è stata approvata una nuova cura: di che si tratta e quali prospettive ci sono.

Alcune situazioni tumorali si dimostrano particolarmente gravi e complesse. Per quello al colon, soprattutto se ci si trova in una fase metastatica e se ci si è già sottoposti a diversi tipi di trattamento, l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ha approvato una nuova cura composta da una combinazione di farmaci con importanti effetti. Questo nuovo mix, infatti, consente di prolungare la sopravvivenza del malato e di garantirgli – aspetto non certo trascurabile – una buona qualità di vita. In pratica si tratta di un nuovo tipo di chemioterapia, più comoda perché da assumere in compresse. Uno degli aspetti più apprezzati, inoltre, è la presenza di pochi effetti collaterali.

Alberto Sobrero, responsabile del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Ospedale San Martino di Genova, ha spiegato che questa cura “consente di offrire ai pazienti affetti da carcinoma metastatico refrattario ai trattamenti standard una maggiore sopravvivenza e una riduzione del rischio di morte”. In altre parole i pazienti che non rispondono più alle cure finora disponibili hanno una seconda chance per ottenere miglioramenti e lottare contro il secondo tumore più diffuso (al primo posto ci sono la prostata per gli uomini e il seno per le donne). Nel 2017 ci sono state 53 mila nuove diagnosi di tumore al colon-retto, il quale è anche il secondo più letale superato solamente da quello al polmone.

Accanto alla nuova cura, gli esperti focalizzano la loro attenzione su fattori di rischio quali presenza di lesioni precancerose, alimentazione poco sana, obesità, fumo, alcol e patologie quali malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa, poliposi adenomatosa e sindrome di Lynch. La storia familiare del paziente dev’essere uno stimolo per fare controlli più frequenti, mentre tra i campanelli d’allarme più importanti c’è la presenza di sangue rosso-vivo nelle feci. In caso di diagnosi precoce il 65 per cento dei malati riesce a sconfiggere la neoplasia.

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