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Olio d’oliva: come riconoscere quello buono. Consigli per scegliere bene al supermercato

Lo scandalo che ha colpito l’olio made in Italy rischia di mandare in crisi l’intero comparto. D’altronde il rischio è che i consumatori facciano di tutta l’erba un fascio e non si fidino più di nessuna azienda (legittimo, in fondo). Il modo migliore per risollevare la situazione sarebbe quella di capire quando il prodotto che si sta acquistando è all’altezza della situazione e quando non lo è. In altre parole, avere un po’ più di competenza in materia. Ma come fare?

Le aziende, dal canto loro, hanno spiegato il motivo per il quale non si può utilizzare solamente olio italiano: la quantità necessaria sarebbe di 900 mila tonnellate, mentre quella dello stivale arriva al massimo a 300 mila. Le restanti 600 devono essere importate da altri Paesi e il leader del settore è senza dubbio la Spagna (da sola rappresenta il 60 per cento della produzione mondiale). Questo ovviamente non implica che non si debba ottenere la dicitura di ‘extravergine’ anche con l’olio importato. Esso, per essere tale, deve potersi definire ‘irreprensibile e perfetto’, mentre quello vergine può presentare delle piccole imperfezioni. Anche la cattiva conservazione può influire sul gusto, quindi un olio può essere extravergine in origine per poi venire declassato.

I controlli previsti in Italia sono molto più rigorosi rispetto a quelli che avvengono negli altri Paesi ed eventuali incongruenze passano subito sul piano penale anziché rimanere in ambito amministrativo. Per questo motivo il discorso può diventare davvero complesso e macchinoso. Il primo parametro per non essere ingannati è quello del prezzo: un buon extravergine italiano non potrà mai costare meno di 6-8 euro a bottiglia, ad eccezione di qualche offerta periodica. Se poi non si vuole consumare un prodotto nel quale sia mischiato olio italiano e olio importato, bisogna controllare attentamente le etichette: la denominazione di origine Dop o la dicitura “100 per cento olive italiane” mette al riparo da ogni truffa.

Foto: Twitter

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